Insieme a voi – Giugno 2016
Esperienze di libertà
Abbiamo scelto come tema di questo numero del giornalino “La libertà di espressione”. Abbiamo deciso di partire però dalle esperienze di libertà: le abbiamo raccolte tra i membri della redazione nel report che segue.
Claudio racconta che quando era piccolo andava in campagna dai nonni: lì, a contatto con la natura, si sentiva libero. Tuttora la vita nella natura è uno scacciapensieri.
Ricorda poi l’esperienza più tragica che ha fatto della mancanza di libertà, l’esperienza della contenzione, una mentale per anni e più volte la contenzione fisica. Una volta è stato legato per 17 ore consecutiva, non lo slegavano neanche per i bisogni fisici, urlava, chiedeva il pappagallo e non glielo davano.
Per lui la libertà di espressione è esprimere idee proprie.
Ritiene che ci si debba liberare dalla paura che spesso ci tarpa le ali.
Annalisa non si sente libera quando è condizionata dall’altro: quando l’altro esprime un’opinione, un pensiero, lei sperimenta che il suo pensiero perde l’autonomia ed si sente condizionata dall’altro; e questo per lei non è libertà. Sperimenta la libertà quando sente le sue idee come autonome; purtroppo, però il pensiero dell’altro troneggia sul suo; quasi sempre gli altri limitano la sua libertà, ma a volte ingaggia un braccio di ferro dentro di sé e riesce a non essere sopraffatta dalle idee degli altri.
Roberto si sentiva libero quando lavorava a Carpi nel campo della moda; è stato un momento molto bello, sentiva la soddisfazione per i modelli di maglie che creava. Quando andò a Parigi per vedere le sfilate, pret-a-porter e première vision, si sentiva molto libero. Si sentiva libero perché facevo quello che gli piaceva. Quando cambiò lavoro e fu assunto in una ceramica di Sassuolo non si sentivo più libero, perché alcune persone lo avevano preso di mira e gli facevano dei dispetti; questa esperienza è stata così negativa che a causa di essa fu ricoverato a Villa Rosa.
Per Adriano la libertà è semplicemente essere in casa, e, se c’è una bella giornata di sole, poter fare una passeggiata, cosa che gli fa piacere. L’essere liberi significa non essere condizionati dagli altri. Quando era alla Casa del Sole, a Sestola, e usciva per fare una passeggiata, avvertiva sempre la presenza di qualcuno a cui sapeva di essere affidato; anche se usciva da solo, sapeva che qualcuno era responsabile di lui e gli si poteva rivolgere in caso di necessità. Questa, dice, era una libertà limitata. Adesso che è a casa sua non gli capita di sentirsi limitato nella sua libertà.
Alessandro: si sente libero quando riesce a raggiungere un obiettivo che si è posto, superando i condizionamenti esteriori, o quando riesce ad affermare una sua idea nei confronti degli altri in modo democratico. Non gli piace affermarsi in modo aggressivo, gli piace affermarla in modo rispettoso nei confronti degli altri.
Per Elena non c’è libertà di pensiero e di scelta.
Marco racconta che quando finì le scuole superiori scelse di propria iniziativa la facoltà di Scienze biologiche: pensava fosse una scelta giusta, ma poi si accorse che le materie che si studiavano c’entravano poco con la natura e le piante, e cambiò facoltà accogliendo il suggerimento dei suoi amici
14.3.2016
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Giorgio Gaber
Libertà obbligatoria
[parlato]: Vorrei essere libero, libero come un uomo.
Vorrei essere libero come un uomo.
Come un uomo appena nato
che ha di fronte solamente la natura
e cammina dentro un bosco
con la gioia di inseguire un’avventura.
Sempre libero e vitale
fa l’amore come fosse un animale
incosciente come un uomo
compiaciuto della propria libertà.
La libertà non è star sopra un albero
non è neanche il volo di un moscone
la libertà non è uno spazio libero
libertà è partecipazione.
[parlato]: Vorrei essere libero, libero come un uomo.
Come un uomo che ha bisogno
di spaziare con la propria fantasia
e che trova questo spazio
solamente nella sua democrazia.
Che ha il diritto di votare
e che passa la sua vita a delegare
e nel farsi comandare
ha trovato la sua nuova libertà.
La libertà non è star sopra un albero
non è neanche avere un’opinione
la libertà non è uno spazio libero
libertà è partecipazione.
La libertà non è star sopra un albero
non è neanche il volo di un moscone
la libertà non è uno spazio libero
libertà è partecipazione.
[parlato]: Vorrei essere libero, libero come un uomo.
Come l’uomo più evoluto
che si innalza con la propria intelligenza
e che sfida la natura
con la forza incontrastata della scienza
con addosso l’entusiasmo
di spaziare senza limiti nel cosmo
e convinto che la forza del pensiero
sia la sola libertà.
La libertà non è star sopra un albero
non è neanche un gesto o un’invenzione
la libertà non è uno spazio libero
libertà è partecipazione.
La libertà non è star sopra un albero
non è neanche il volo di un moscone
la libertà non è uno spazio libero
libertà è partecipazione.
10.3.2016
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Insieme a voi – Dicembre 2015
Il sorriso: la redazione ha scelto il tema del numero di dicembre
“Un giorno senza sorriso è un giorno perso” (Charlie Chaplin)
Come di consueto, la redazione nelle prime riunioni dopo il periodo estivo, è stata impegnata nella scelta del tema del prossimo numero del giornalino. Quest’anno il tema proposto da un redattore, il sorriso, è stata subito accolta. Alessandro ha innanzitutto fatto una ricerca su internet, per un primo orientamento: il sorriso è un’espressione del volto umano la cui carica espressiva e comunicativa è dovuta allo sguardo dell’uomo, quindi oltre che alla bocca, agli occhi; il sorriso manifesta, generalmente, serenità, benessere e apertura nei confronti di un’altra persona, quindi può manifestare uno stato emotivo ma è anche uno strumento di comunicazione con gli altri. Abbiamo letto e commentato poi una bella poesia di Neruda: “Il tuo sorriso” (la trovi qui sotto). Ci siamo confrontati sull’argomento con riferimenti alla nostra esperienza personale del sorriso: ne è emersa una ricchezza di riflessioni che rivela il modo di essere di ciascuno di noi. Giorgio definisce il sorriso per contrasto rispetto al riso: ridere è una reazione spontanea e a volte incontenibile, il sorriso è un gesto umano più profondo, è una forma di comunicazione con l’altro, esprime generalmente accettazione e intesa con l’altro (come nella poesia di Neruda); il sorriso può esprimere anche altri sentimenti: ironia, sarcasmo, disprezzo; può essere falso, convenzionale, di circostanza o sincero. Haisam ritiene che il sorriso è un gesto gratuito che può regalare un po’ di gioia anche ad una persona che non si conosce: è il caso di quando uno sorride ad una persona sofferente, non costa nulla, ma può aiutarla a superare un momento triste; la soddisfazione più grande, ribadisce, è sorridere ad una persona che non conosci, è un gesto di generosità, gratuita e altruista. Per Adriano il sorriso sincero richiede la conoscenza della persona, altrimenti è un sorriso di circostanza. Roberto ricorda che da piccolo gli suggerivano di sorridere perché il sorriso porta fortuna. Emilio ribadisce la differenza tra riso e sorriso: il riso è una manifestazione del corpo, il sorriso una manifestazione dell’anima. Marco esprime la sua esperienza: egli sorride quando vede una persona a cui vuole bene, con cui c’è un rapporto di affetto, come gli capita per esempio con suoi nipotini; la risata invece è qualcosa che non lo coinvolge nel rapporto con gli atri, come succede, per esempio, quando si ride per una barzelletta. Elena riferisce che lei non sorride e nel sorriso degli altri verso di lei ha sempre trovato un espressione di sarcasmo, di canzonatura; dagli altri non si aspetta nulla e spera che nessuno le sorrida. Claudio ricorda che da bambino era estroverso e rideva spesso, poi, crescendo, è diventato introverso; sorride molto di rado, ma sente forte il bisogno di relazionarsi con gli altri. Per Alessandro il sorriso è meno impulsivo del riso, manifesta apertura all’altro, disponibilità; il sorriso può essere più o meno spontaneo, quando è sincero esprime sempre felicità
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Il tuo sorriso
Toglimi il pane, se vuoi,
toglimi l’aria, ma
non togliermi il tuo sorriso.
Non togliermi la rosa,
la lancia che sgrani,
l’acqua che d’improvviso
scoppia nella tua gioia,
la repentina onda
d’argento che ti nasce.
Dura è la mia lotta e torno
con gli occhi stanchi,
a volte, d’aver visto
la terra che non cambia,
ma entrando il tuo sorriso
sale al cielo cercandomi
ed apre per me tutte
le porte della vita.
Amor mio, nell’ora
più oscura sgrana
il tuo sorriso, e se d’improvviso
vedi che il mio sangue macchia
le pietre della strada,
ridi, perché il tuo riso
sarà per le mie mani
come una spada fresca.
Vicino al mare, d’autunno,
il tuo riso deve innalzare
la sua cascata di spuma,
e in primavera, amore,
voglio il tuo riso come
il fiore che attendevo,
il fiore azzurro, la rosa
della mia patria sonora.
Riditela della notte,
del giorno, della luna,
riditela delle strade
contorte dell’isola,
riditela di questo rozzo
ragazzo che ti ama,
ma quando apro gli occhi
e quando li richiudo,
quando i miei passi vanno,
quando tornano i miei passi,
negami il pane, l’aria,
la luce, la primavera,
ma il tuo sorriso mai,
perché io ne morrei.
Pablo Neruda
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Insieme a voi – Giugno 2015
“Insieme a voi”: la redazione già al lavoro per il numero di giugno 2015
Dopo la sospensione delle feste di natale la redazione ha iniziato ad incontrarsi regolarmente ogni martedì. L’arrivo di persone nuove è l’occasione per fare il punto sul percorso fatto nella storia di “Insieme a voi”, che ormai entra nel suo undicesimo anno.
Nella riflessione collettiva e nei ricordi dei veterani, emergono innanzitutto lo stile di lavoro della redazione e le modalità di coinvolgimento di tutti i componenti nella scelta del “tema del numero” e nella stesura degli articoli. La redazione è innanzitutto la sede in cui tutti, in un confronto aperto, possono esprimere le proprie opinioni e confrontarsi con gli altri. Non tutti sono portati a scrivere, perciò a volte raccogliamo le opinioni di ciascuno in testi collettivi o in report che documentano le discussioni e le varie posizioni sugli argomenti trattati. Nella discussione e nel confronto si consolidano le relazioni all’interno del gruppo e si rafforza l’autostima che è una risorsa importante per affrontare la vita quotidiana.
Ci si sofferma, poi, sui criteri di scelta del tema che costituisce il cuore del giornalino. Da alcuni anni, si fa notare, scegliamo temi che ci portano ad esplorare, a nostro modo, la nostra condizione umana, che, seppur segnata, per alcuni, dalla malattia, non si esaurisce in essa: il giornalino è l’occasione per aprirsi al mondo di “fuori” e scoprire e attivare risorse che spesso la sofferenza comprime.
La presenza alla riunione della redazione di Stefania (che ci accompagnerà quest’anno, per quanto le sarà possibile), è l’occasione per parlare e confrontarci sul tema della “recovery”. Stefania ha scritto un libro “Solo un salto e la ragione diventa follia”, di taglio autobiografico; nel presentarcelo ci racconta che il percorso di guarigione inizia quando la persona riesce a liberarsi dalla trappola della percezione di coincidere con la propria malattia (“Io non sono la mia malattia”, sintetizza); è in quel momento, dice, che si apre un orizzonte. E può iniziare un percorso di riappropriazione e di riprogettazione della propria vita in cui si impara a gestire e a fare i conti con la propria fragilità.
27 febbraio 2015
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Il tema del numero
La redazione sceglie il tema del numero del giornalino, come al solito dopo lunga discussione e confronto: tra le varie proposte vie scelto il tema proposto da Elena, “Gli anni della mia gioventù”. La gioventù, osservano tutti, è il periodo della nostra vita più ricco di esperienze e quello a cui siamo particolarmente affezionati; negli anni della gioventù si fanno le esperienze più significative, si stringono le amicizie che segnano la nostra vita….. Ogni componente fa delle proposte su come intende affrontarlo: qualcuno preferisce descrivere il contesto socio culturale del periodo della sua giovinezza, qualche altro opta per un racconto centrato sulle proprie esperienze.
Marzo 2015
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Libertà di espressione
(Un contributo del Gruppo Biblioteca)
L’argomento scelto dal gruppo biblioteca è stato la libertà di espressione divenuto molto attuale e sentito in questo ultimo periodo dopo l’attacco terroristico a danni della testata satirico giornalistica francese Charlie Hebdo.
Tanti sono stati gli argomenti di discussione, dalla libertà di stampa al credo religioso, da quella naturale a quella dell’individuo in quanto tale ad essere sé stesso.
Discussioni approfondite dalla visione del film “Parola ai giurati” e dalle letture proposte e scelte da ognuno di noi.
Dal pensiero filosofico di Osho alla letteratura per ragazzi con “Il libro della giungla” ai grandi enigmi sulla libertà che ci pone la vita di ogni giorno alle simpatiche e piuttosto rivoluzionarie strisce di Quino con la sua piccola Mafalda, il mondo della letteratura ci porta ad affrontare le tante sfaccettature di questo spinoso argomento che può sembrare tanto lontano a noi se si guarda al progresso e allo sviluppo della società moderna, ma, purtroppo, è una realtà sconcertante che ci tocca molto da vicino e nel profondo.
Gruppo Biblioteca
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Biografie: storie di vita
(Un contributo del Gruppo Biblioteca)
Quest’anno il gruppo biblioteca ha voluto iniziare la sua attività trattando il tema della biografia soprattutto in riferimento alle vite di persone famose. Questa scelta è nata dalla curiosità di conoscere forse il lato più umano di quei soggetti che spesso sono visti come miti, come esseri al di sopra delle righe. Inoltre ascoltare, leggere storie di persone famose per noi era intrigante.
Nella scelta dei libri ognuno di noi ha fatto assaggiare al gruppo la vita di alcuni personaggi: dai coniugi Fitzgerald con la loro debolezza dell’alcol e la successiva malattia di Zelda, Lucio Battisti scoprendo che a vent’anni chiese il permesso, negato, ai genitori per poter firmare il suo primo contratto da chitarrista, Padre Pio e la sua lotta quotidiana con il diavolo, Coco Chanel che grazie alla sua straordinaria creatività e riuscita a trasformare la sua vita, Marie Curie che ci ha stupito con il suo amore per la mazurka.
Ci siamo subito affezionati alla figura di Frida Kahlo
Pittrice, militante politica, messicana, donna di un incredibile forza e passione. “Frida –come ha detto Clara- era una persona libera completamente, quella libertà che molti di noi, forse per influenze esterne, non hanno o non possono permettersi di avere.”
Frida nasce il 6 luglio del 1907 da madre messicana con origine meticcia e padre tedesco di origine ebrea con cui aveva un rapporto caratterizzato da grande ammirazione e affetto.
A sette anni portavo degli stivaletti. All’inizio pensai che le burle non mi avrebbero toccata, ma poi mi fecero male, e sempre più intensamente».
A sei anni Frida si ammalò di poliomelite. La gambina rimase molto magra.
Fu in quel periodo che, per nascondere il suo lieve difetto fisico, iniziò a indossare pantaloni e poi lunghe gonne messicane. Nel 1922, dopo avere frequentato il liceo, Frida, volendo diventare medico, fu ammessa al migliore istituto superiore del Messico. Fu l’unica ragazza che fece parte del gruppo studentesco dei Los Cachuchas, che si interessavano di letteratura e sostenevano le idee socialiste-nazionaliste incentivava l’alfabetizzazione, favoriva il nascente movimento di rinnovamento culturale, il cui scopo era la parificazione sociale della popolazione di origine india e la sua integrazione culturale.
Il 17 settembre 1925 l’autobus con il quale Frida stava tornando a casa da scuola, si scontrò con un tram. Diverse persone morirono sul colpo e Frida rimase gravemente ferita.
“In quell’attimo ho lanciato un urlo così forte che ha percorso interi isolati, ha gelato la grande piazza bagnata di pioggia, ha risvegliato la selva di spettri che popola le viscere della distrutta Tenochtitlàn e ha fatto battere i denti ai teschi del Templo Mayor. Un urlo così forte da mettere in fuga la Pelona, la Cagna Spelacchiata, la Morte che mi stava danzando intorno e che sarebbe diventata mia compagna inseparabile.
Quel 17 settembre 1925, la Morte mia ha fissato negli occhi, ha osservato il mio corpo nudo, insanguinato, coperto di polvere d’oro, e quando ho sentito il suo alito gelido… ho lanciato quell’urlo che non poteva uscire dalla gola di una moribonda, un urlo di rabbia, un urlo di amore per la vita che non volevo abbandonare a diciott’anni, ho urlato il mio “Viva la Vida!”, e la Pelona, assordata, è rimasta stupefatta almeno quanto i vivi che mi si accalcavano attorno.”
L’incidente la costrinse in ospedale per tre mesi e successivamente, a causa delle fratture alle vertebre lombari, a indossare per nove mesi diversi busti di gesso. Fu in questo periodo che, dovendo rimanere sdraiata, per ingannare il tempo, iniziò a dipingere. Si fece costruire una specie di cavalletto e un baldacchino sul quale fissò uno specchio in modo da potersi vedere e utilizzare la sua immagine come modello.
Dipingo per me stessa perché trascorro molto tempo da sola e perché sono il soggetto che conosco meglio.
Verso la fine del 1927, poi, Frida riprese una vita “normale”, tramite l’attività politica fa amicizia con la fotografa Tina Modotti. Grazie nel 1928, Frida conobbe Diego Rivera, rappresentante del movimento muralista messicano, determinante per la sua vita e per la sua produzione artistica. Lei gli mostrò le sue tele, lui la spronò a continuare a dipingere, intuendo che si trattava di una vera artista.
Nel 1929 Frida e Diego Rivera si sposano. Lui già al terzo matrimonio e lei ben consapevole di quante difficoltà comporterà la relazione con lui. La vita coniugale con Diego è caratterizzata da tradimenti, ma anche di cieco amore.
“La mia notte mi strema.
Sa bene che mi manchi e tutta la sua oscurità non basta a nascondere quest’evidenza che brilla come una lama nel buio, la mia notte vorrebbe avere ali per volare fino a te, avvolgerti nel sonno e ricondurti a me .(…)”
Frida rispose all’infedeltà di Diego coltivando le sue relazioni extra-coniugali con estrema libertà, con uomini come con donne, ebbe numerosi amanti, con nomi che nemmeno all’epoca potevano passare inosservati: il rivoluzionario Lev Trotsky e il poeta Andrè Breton, fra i tanti altri e altre. Fu amica e probabile amante di Tina Modotti, militante comunista e fotografa nel Messico degli anni Venti.
Il suo spirito di ribellione, la sua sessualità libera e ostentata, ne fanno ben presto il simbolo dell’emancipazione femminile e ogni aspetto concorre ad alimentare il suo personaggio: il lungo sopracciglio, i baffi pronunciati, gli abiti pre-colombiani, la Casa Azul.
In Messico tra il 1928 e il 1934, con il nuovo governo, il Partito Comunista Messicano venne dichiarato fuorilegge e numerosi comunisti incarcerati. Quindi Frida e Diego si trasferirono in America per quattro anni nei quali per tre volte Frida non riuscì a portare a termine le gravidanze.
Nel 1939 Diego volle il divorzio. Per Frida la separazione fu dolorosa, per disperazione si diede all’alcol e per combattere la solitudine lavorò molto intensamente.
Ho bevuto perché volevo annegare i miei dolori, ma ora queste cose dannate hanno imparato a nuotare.
In quel periodo ripresero anche i dolori alla colonna vertebrale e si presentò una micosi alla mano destra.
La vita insiste per essere mia amica e il destino mio nemico.
Rivera tornò da Frida un anno dopo: malgrado i tradimenti non aveva smesso di amarla. Le fece una nuova proposta di matrimonio che lei accettò con riserve, in quanto era rimasta pesantemente delusa dall’infedeltà del coniuge. Si risposarono nel 1940 a San Francisco. Nel 1941, poi, Frida e Diego tornarono in Messico. Il loro rapporto era cambiato, lei era diventata indipendente dal punto di vista economico e sessuale, e una famosa pittrice. Per circa un decennio la sua vita fu tranquilla ma tornarono i problemi di salute.
Nel 1950 Frida venne ricoverata per nove mesi in ospedale e operata altre sette volte alla colonna vertebrale.
“Sette operazioni alla colonna vertebrale, il dottor Farill mi ha salvata, mi ha ridato la gioia di vivere. Sono ancora seduta su una sedia a rotelle e non so se potrò riprendere presto a camminare. Devo portare un busto di gesso, una pena terribile, ma mi aiuta a reggere la spina dorsale. Non ho dolori, ma sono sempre stanchissima e, ma questo è naturale, spesso sono disperata, in un modo indescrivibile. E tuttavia ho ancora voglia di vivere.”
Nella primavera del 1953 fu allestita la prima mostra personale in Messico e fu un enorme successo. La sera dell’inaugurazione Frida stava molto male, ma non voleva mancare al vernissage. Si fece quindi trasportare in ambulanza e portare il letto in galleria, partecipò alla festa bevendo e cantando insieme al pubblico.
La malattia adombrò questo momento felice, i dolori alla gamba destra non erano più sostenibili. Nell’agosto di quell’anno i medici decisero di amputarle la gamba fino al ginocchio
Piedi, perché li voglio se ho ali per volare.
Frida Kahlo morì la notte del 13 luglio 1954, a 47 anni, a causa di un’embolia polmonare.
Per tutta la vita ha avuto tante sofferenze, ma aveva la Passione per la vita. Come testimonia la frase che scrisse sul suo ultimo quadro otto giorni prima di morire con una vernice rosso sangue il suo nome, la data, il luogo cioè Coyoacan, Messico e in maiuscolo scrisse: VIVA LA VIDA.
Come ha espresso bene Simonetta “La sua vita è pura Poesia!”. Anche nelle sue ultime parole è riuscita a emozionare.
Consigliamo, inoltre, vivamente di guardare il film “Frida”, pieno di colori, di Messico, di poesia e ha una colonna sonora veramente splendida che riesce a farti cogliere la natura intensamente esplosiva di questa donna incredibile.
Spero che l’uscita sia gioiosa e spero di non tornare mai più.
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Insieme a voi – Dicembre 2014
Il numero del giornalino di Dicembre 2014
Quale argomento tratteremo nel prossimo numero del nostro giornalino? Questa la domanda che tutti i componenti della redazione si fanno nelle prime riunioni preparatorie. E spesso, questo è uno dei momenti più creativi e interessanti del lavoro di redazione. Anche quest’anno, alla ripresa dell’attività dopo le vacanze, ci siamo fatti la stessa domanda: ognuno ha fatto una proposta di argomento, tutti molto interessanti. Sandro ha proposto “Modena, la mia città”, suggerendo un percorso sulle bellezze di questa città, integrandolo con approfondimento sulle contraddizioni sociali che sta vivendo. Antonio propone di ragionare su “Guerra e pace”, un tema di attualità, visti i tanti focolai di guerra che sono accesi in varie parti del mondo. Elena lancia il tema del rapporto tra “Danaro e libertà”: il danaro come potere e come dominio, potere di usare la parola, potere di azione, ma anche come bene indispensabile per la nostra libertà, anche per quella interiore. Roberto propone di indagare l’importanza delle “Vacanze” e del “Viaggio” come scoperta, come esperienze del nuovo che interrompono la quotidianità e allargano gli orizzonti. Giulia è interessata al tema della “Lentezza”: ci informa che da 8 anni è stata istituita la giornata mondiale della “Lentezza” che propone “un modello di società più riflessivo e partecipe, che a partire da noi stessi combatta la tristezza, trovando tra le pieghe di una vita, a volte complicata, una gioia di vivere che certamente esiste in ciò che abbiamo” (Sito web:http://www.vivereconlentezza.it). Claudio propone un tema molto sentito dalle persone che hanno attraversato la sofferenza mentale: lo stigma. Haisam vorrebbe che si affrontasse il tema dell’”Identità”, in particolare come costruire la propria identità personale, come essere se stessi, come manifestare agli altri la propria identità. Marco pone la questione della “Felicità”: è un’utopia? Si può raggiungere? E, innanzitutto, esiste la felicità e che cos’è? Adriano propone il tema dell’”Ansia”, uno stato psichico intimamente legato alla preoccupazione e al sentimento della paura.
Difficile scegliere e tanto più trovare un filo conduttore che colleghi più di un tema. Dopo vivace discussione la redazione decide di scegliere il primo tema, “Modena, la mia città”. Si prova a declinarlo in modo da coglierne gli aspetti più importanti dal nostro punto di vista, la città come comunità di persone e cittadini, ricca di storia e di cultura, dove tutti possano vedere tutelati i propri diritti e sentirsi accolti. Questi gli spunti salienti che emergono dal dibattito: Modena città di studio, la figura del Muratori e il museo muratoriano; le bellezze architettoniche della città, testimonianza di una civiltà secolare: il Duomo e la Ghirlandina; i poli museali di Modena: i musei d’arte e le nuove strutture tematiche; le contraddizioni sociale della nostra città.
Al termine del confronto, Sandro così riassume: “E’ davvero difficile affrontare questo argomento, scelto in redazione: Carducci definì Modena “città di studio“. Noi aggiungeremmo con grande rispetto del Poeta: città di storia, d’arte, di eventi, di cultura e di volontariato, città multietnica e per finire città amante di musica, di cucina, di sport, di motori e di belle persone: insomma, ce n’è per tutti i gusti . Questi saranno i temi sviluppati in questo numero del giornalino, forse qualche statistica, ma niente politica, descrivendo soprattutto le emozioni che suscitano i “tesori” della nostra Città. Speriamo tanto che questo numero di “Insieme a Voi”, vi aiuti a riscoprire e ad amare di più la nostra Modena”.
La Redazione di Insieme a Voi
Ottobre 2014
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Insieme a voi – Giugno 2014
“Insieme a voi” . Il tema del numero di giugno 2014
Come sta cambiando la relazione tra le persone all’epoca dei social network: questo il tema che la redazione del nostro giornalino ha deciso di trattare nel prossimo numero che uscirà a giugno 2014.
Come di consueto la scelta è stata frutto di approfondita discussione
Oggi sembra che tutti debbano essere “sempre connessi” con tutti, specialmente i giovani, ma non solo loro, attraverso computer e smartphone.
Abbiamo la percezione che la diffusione di strumenti tecnologici e piattaforme di comunicazione interattiva stia modificando il modo di comunicare delle persone.
In particolare si diffonde una comunicazione tra le persone che, a volte, resta nell’ambito del “virtuale”, che non è ancorata alla “presenza”, alla conoscenza diretta degli interlocutori, condizione essenziale per una relazione vera, che ha radici profonde nella nostra cultura.
La riflessione ci ha portato al bisogno di capire qualcosa di più di questo processo: il nostro obiettivo è anche quello di indagare quanto sia importante costruire relazioni umane in cui la comunicazione ci consente di incontrarci “in carne e ossa” e di costruire rapporti di fiducia e di reciproco riconoscimento.
Non abbiamo pregiudizi sulle nuove tecnologie, ci preoccupano le ripercussioni che un uso acritico di esse possa avere sulle relazioni umane. Ci è sembrato, infatti, che se lo sviluppo della televisione, di internet e dei social network ha avvicinato i mondi e le persone, oggi sperimentiamo una riduzione della socialità: le persone sono, paradossalmente, più sole.
Abbiamo deciso di approfondire questi aspetti del problema.
- La tecnologia al servizio dell’uomo: dai sistemi di sicurezza attiva e passiva alle nuove tecniche applicate alla medicina
- Le tecnologie della comunicazione: dalla radio ai social network
- L’ultima frontiera: google glass e privacy
- I giovani (e non solo) di oggi: sempre connessi alla rete
- Le relazioni umane nell’epoca del socialnetwork: dalle relazioni “reali” alle relazioni “virtuali”
- Una storia: le lunghe serate d’inverno quando non c’era la “compagnia” di radio, televisione e social network
- Come usare la rete e vivere felici.
Febbraio 2014
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IL CORAGGIO E LA RESPONSABILITÀ DELLE LIBERTÀ
(Un contributo del Gruppo Biblioteca)
“La libertà è il bene più grande che i cieli abbiano donato agli uomini.”
(Miguel de Cervantes)
“Il segreto della felicità è la libertà. Il segreto della libertà è il coraggio.”
(Tucidide)
La libertà può essere considerata sia un bisogno primario che una condizione fondamentale per la determinare la qualità della vita di ogni essere umano.
Questa tematica complessa e molto sfaccettata sta molto a cuore a noi, membri del Gruppo Biblioteca. Per questo motivo abbiamo deciso di affrontarla ancora una volta nel corso di quest’anno, sperando di costruire insieme nuovi spunti di riflessione attraverso le nostre discussioni.
Dopo la scelta di libri a tema per chi voleva cimentarsi in letture d’approfondimento, abbiamo incominciato gli incontri di discussione, ricordando esempi indicativi in cui la libertà si declina.
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Religione e spiritualità
(Un contributo del Gruppo Biblioteca)
Alla sera della vita, noi saremo giudicati sull’amore.
(San Giovanni della Croce)
Credere in un Dio vuol dire comprendere la questione del senso della vita. Credere in un Dio vuol dire vedere che i fatti del mondo non sono poi tutto. Credere in Dio vuol dire vedere che la vita ha un senso.
(Ludwig Wittgenstein, Quaderni, 1914/16)
Come gruppo biblioteca, nel mese di Aprile, abbiamo scelto di affrontare la religione e la spiritualità come cardine attorno cui svolgere le nostre attività per creare una riflessione insieme sul senso che per l’uomo in generale e per noi in particolare hanno queste tematiche.
In generale, abbiamo scoperto che la religione ha varie funzioni, sia dal punto di vista personale che sociale e comunitario.
13 maggio 2014
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Le Maschere: rivelazioni e nascondimenti del Sé
(Un contributo del gruppo biblioteca per il giornalino)
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Tutto ciò che è profondo ama la maschera (…). Ogni spirito profondo ha bisogno di una maschera: e più ancora, intorno a ogni spirito profondo cresce continuamente una maschera, grazie alla costantemente falsa, cioè superficiale interpretazione di ogni parola, di ogni passo, di ogni segno di vita che egli dà.»
(Nietzsche)
“Datemi una maschera e saprò essere completamente me stesso.”
(Stephen Littleword)
Il tema della “Maschera”, che si allaccia alle diverse facce dell’identità ed a tutti i ruoli che le persone mettono in scena nelle varie situazioni che si avvicendano sul palcoscenico della vita, è quello scelto dal Gruppo biblioteca attorno a cui sviluppare le attività del mese di febbraio. Informandoci a riguardo, abbiamo scoperto che, sin dai tempi primordiali, le maschere sono utilizzate in tutte le culture da parte dei popoli con funzioni simboliche, culturali e sociali diverse. Come un artefatto che si indossa per ricoprire l’intero viso o solamente gli occhi, come diaframma tra il volto e la realtà, la maschera è quindi utilizzata fin dalla preistoria per rituali religiosi, rappresentazioni teatrali o feste popolari come il carnevale. Nei suoi diversi usi e nelle varie funzioni che di volta in volta assolve questo manufatto sembra rappresentare per l’uomo una modalità ancestrale e primaria per esprimersi, porsi nei confronti dell’altro e persino ri-conoscersi……
Aprile 2014
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Insieme a voi – Dicembre 2013
“Insieme a voi” – In preparazione il numero di dicembre 2013
Perché la scienza
Il tema del giornalino viene scelto sempre dopo un confronto tra i partecipanti al gruppo di lavoro; per questo numero sono stati proposti vari temi tra i quali la fiducia, la fantascienza (Area 51), la scienza e lo studio del profilo della personalità di un politico italiano. Al termine del dibattito la redazione ha trovato nella scienza il filo conduttore comune ai diversi argomenti.
Dalle riflessioni sul tema sono emerse indicazioni sulle possibili piste di ricerca:
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La scienza come risposta al bisogno di una conoscenza più approfondita del nostro mondo e delle forme di vita note e possibili.
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Il metodo scientifico è garante di conoscenze certe tramite l’analisi dei fatti: tra le varie scienze annoveriamo anche la conoscenza economica; ma dopo la crisi del 2008 può ancora essere definita scienza l’economia?
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il rapporto tra la scienza e la religione ha avuto una storia tormentata: la chiesa spesso ha interferito sul progresso scientifico (Galileo) e solo nell’ultimo secolo ha ammesso alcuni dei suoi errori.
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L’intervento della chiesa sulle acquisizioni scientifiche e sulle applicazioni di queste sulla vita delle persone, ultimamente si è manifestata tramite l’ingerenza sulle scelte politiche (legge 40, fecondazione assistita).
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Siamo costantemente sottoposti ad un flusso costante di informazioni scientifiche e pseudo-scientifiche. Come facciamo a distinguere tra ciò che è vero e ciò che ha la pretesa di esserlo ma non lo è?
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Lo sviluppo scientifico e le applicazioni tecnologiche hanno prodotto dei problemi che mettono a rischio l’equilibrio del nostro ecosistema (inquinamento, produzione di energia…)
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Il rapporto tra l’attività scientifica (oggettiva, misurabile e verificabile) e l’attività artistica (soggettiva, centrata sull’emozione).
Tra queste due sono le piste più interessanti e percorribili, quella della relazione tra religione e scienza e quella delle conseguenze dello sviluppo scientifico e tecnologico sull’ecosistema: su queste il gruppo decide di lavorare, con una riflessione aggiuntiva sul presunto carattere scientifico dell’economia.
22 ottobre 2013
L’ultimo muro: il manicomio criminale
Pubblichiamo, di seguito, il contributo di Antonio, un componente della nostra redazione, sugli Ospedali Psichiatrici Giudiziari. Lo scritto, anche se scritto prima della data prevista per la chiusura degli OPG, conserva tutta il suo interesse.
In questi ultimi mesi il mondo dei mass media ha dato molto risalto alla proposta di legge apparentemente condivisa da tutte le forze politiche, relativa ad una chiusura definitiva degli ospedali psichiatrici giudiziari entro la primavera del 2013.
Annuncio che era atteso da molto tempo, soprattutto dopo le inchieste televisive che hanno stimolato membri del senato e degli enti locali a visitare quegli asili e a rendersi conto del degrado e del fatto che non c’era niente di curativo in quelli che quasi per sottile ironia o sadismo vengono definiti, potremmo dire con eufemismo, ospedali…….
20 ottobre 2013
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Insieme a voi – Giugno 2013
Verso il nuovo numero di “Insieme a voi”
La redazione ha iniziato a lavorare sul nuovo numero del giornalino, la cui uscita è prevista per giugno prossimo. Abbiamo scelto di affrontare, come tema del numero, la società multietnica. Come al solito la discussione è sempre vivace: ne documentiamo di seguito qualche passaggio.
Ciao a tutti!
Durante la riunione settimanale del giornalino abbiamo deciso di confrontarci con un argomento che coinvolge più o meno tutti, le nostre paure. Stiamo tutti confinati nelle nostre agiate case, i televisori di ognuno di noi non fanno che parlare di fondamentalismo, pericolosità degli immigrati che rubano e turbano l’ordine costituito.
La casalinga si confronta in paese con le altre massaie sulla nuova rosticceria thailandese che ha aperto all’angolo, la nonnina di Voghera ha il timore di perdere lo scettro di casa a favore della giovane badante rumena e, dulcis in fundo, la guerra dei poveri per il lavoro.
Tirando fuori queste paure ci siamo accorti che le uniche conoscenze sull’immigrazione che avevamo erano queste, solo paure.
La prossima puntata vi diremo come abbiamo pensato di affrontarle!
12 febbraio 2013
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Caro amico extracomunitario, le parole che non ti ho detto.
Siamo molto diversi per lingua, cultura, tradizione e religione.
Prendiamo atto di queste diversità e delle difficoltà iniziali di conoscenza reciproca, ma crediamo che un cammino comune sia possibile soprattutto pensando al futuro e ai nostri figli.
Per noi l’immigrazione è ancora un fenomeno nuovo con cui dobbiamo fare i conti senza la pretesa di cambiare le rispettive culture.
Crediamo sia importante creare un clima di rispetto reciproco perché in un futuro i giovani non chiedano nemmeno più il luogo di nascita dei loro compagni di classe proprio come è avvenuto negli ultimi decenni con i nostri connazionali immigrati dal sud Italia.
Ci siamo confrontati a lungo all’interno della redazione su come affrontare questo argomento e su quali tematiche incentrare la nostra attenzione.
Sono realtà di cui non ci occupiamo direttamente, ma che quotidianamente ci coinvolgono.
Abbiamo scelto come primo argomento le politiche di integrazione e come si declinano in ambito europeo partendo dalla necessità di approfondire i vari modelli per avere un quadro più chiaro di cosa succede attorno a noi e nel nostro paese.
Il secondo tema è il carcere in quanto negli ultimi anni nel territorio modenese è aumentato il numero dei detenuti stranieri in percentuale sul totale.
Abbiamo riflettuto a tal proposito decidendo di intervistare l’associazione carcere-città per capire meglio il fenomeno, ma già da ora riteniamo che incidano fortemente due fattori tra loro connessi cioè la bassa scolarizzazione e la grande povertà.
Il terzo argomento si focalizza sull’integrazione degli studenti stranieri nelle classi, una studentessa del liceo Sigonio di Modena, volontaria in associazione da circa 2 anni, si è offerta di intervistare una compagna immigrata, ciò permetterà alla redazione di confrontarsi con un’esperienza personale.
Infine parleremo di Salute Mentale in altre culture: ci ha incuriosito il mondo orientale. La presenza cinese sempre più numerosa nel nostro paese ci ha fatto sorgere una domanda rispetto ai loro sistemi di cura e anche alla loro concezione di malattia e di salute mentale.
5 marzo 2013
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S. Anna di Stazzema.
(Il contributo di un nostro socio)
Non so chi di voi sia già stato a S. Anna di Stazzema (Lucca) e sappia ciò che è successo. Io e Lucilla ci siamo stati domenica scorsa, una bellissima giornata di primavera, piena di sole.
Abbiamo lasciato la macchina a metà strada e ci siamo incamminati per una stretta strada che si arrampica su per questa piccola valle senza sbocco, ai piedi delle Apuane.
Si arriva alla fine della strada e trovi una piccola chiesetta con alcune case attorno e altre sparse sulla montagna. Nell’agosto del 1944 furono sterminate 560 persone, donne, bambini, anziani. La stragrande maggioranza di loro erano sfollati provenienti da varie località, nel tentativo di sfuggire ai bombardamenti e agli orrori della guerra.
Entrando nella chiesa a destra del piccolo altare, ti trovi di fronte ad una crudele pagina della nostra storia: è un pannello con le fotografie di 106 bambini e adolescenti, di età compresa tra 1 e 16 anni. In basso a sinistra vi sono le foto di 8 fratellini della famiglia TOCCI, anche loro sfollati da Foligno con la loro madre. Come altre 8 madri incinte e uccise senza pietà.
Qualora vi capitasse di sentire qualcuno affermare che il fascismo ha fatto anche cose buone, invitatelo ad andare lassù davanti a quelle foto e cercare di meditare…….
Mario
21 aprile 2013
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Insieme a voi – Dicembre 2012
Impressioni su Palagano
(Una chiacchierata della Redazione con Tilde sull’esperienza di Casa Mariano, dove quasi tutti hanno partecipato a qualche turno di soggiorno)
Nel bel mezzo delle colline modenesi sorge un paesino di nome Palagano, dove è situata Casa Mariano.
Tale caseggiato è stato donato da un familiare dell’associazione. Da diversi anni gruppi di utenti e volontari si recano nel periodo estivo per trascorrere le ferie.
Ogni anno le persone che hanno partecipato sono aumentate, questa opportunità di trascorrere le vacanze assieme ad un gruppo di volta in volta nuovo, ha permesso a molti di vivere in un contesto alternativo e di mettersi in discussione confrontandosi col resto del gruppo.
Le impressioni degli occupanti sono di diverso tipo, in primis risulta importante trovare uno spazio per il relax e uscire dal solito tran tran quotidiano.
Vengono riportate sensazioni positive legate al riuscire a liberare la mente da pensieri troppo pesanti. Un altro aspetto che rende Palagano un buon luogo di villeggiatura è la presenza di persone di età diversa, infatti la partecipazione di ragazzi e ragazze ha suscitato un clima di freschezza e ottimismo.
Ognuno durante queste settimane di soggiorno collaborava attivamente alle faccende quotidiane, ma allo stesso tempo aveva ampi spazi di autonomia.
Per alcune persone ha rappresentato un banco di prova del vivere in comunità…e allo stesso tempo lontano dalla famiglia di origine. Paolo, in particolare, ha vissuto Palagano come un’occasione per non dover sottostare alle regole famigliari e per fare un primo passo verso l’idea d’andare a vivere da solo.
Essendo Casa Mariano un po’ fuori mano, in particolare sui monti, quando manca qualcosa si scende a valle dove non manca nulla…dal forno al bar e giornalaio e anche il caseificio.
Queste distanze hanno permesso a tutti di riattivarsi un po’ fisicamente, le passeggiate erano diventate motivo di sfide.
La Redazione
13 novembre 2012
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Un contributo del Gruppo Biblioteca della nostra Associazione
LA CONDIZIONE FEMMINILE
Estratti dal lavoro svolto sul tema da parte del gruppo biblioteca
È ricominciato, martedì 25 settembre del corrente anno, il gruppo biblioteca, coordinato da Andrea, con la preziosa ed indipensabile collaborazione di Anna, Lella, Clara, Giuliana, ed il contributo insostituibile di tutti gli attivi e solleciti partecipanti, come Nicole, Simona, Lidia, Mariarosa e Filomena.
Il gruppo, nel primo incontro, svoltosi nella data precedentemente menzionata, ha mutualmente concordato e stabilito l’elenco dei temi, che verranno approfonditi ed affrontati, nel corso del corrente anno di lavoro insieme, nonché lo schema generale di suddivisione, relativo alle sedi ed alle specifiche attività, attraverso cui si concretizzerà insieme il percorso di lavoro, approfondimento e condivisione, in occasione di ogni singola tematica. (Continua a leggere La condizione femminile)
Novembre 2012
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Incontro tra “Insieme a noi”, “Idee in circolo” e il CSM di viale Newton
Nel mese di novembre, nella prospettiva della prossima ristrutturazione della residenza della Madonnina, l’équipe del CSM Modena ovest ha incontrato la nostra associazione e l’associazione “Idee in circolo” per avviare una fase di coprogettazione che coinvolga servizi e associazioni territoriali degli utenti e dei familiari. Di seguito riportiamo il report dell’incontro.
L’incontro si è svolto proprio qualche settimana dopo la conclusione della Settimana della Salute Mentale che anche quest’anno è stata luogo di confronto per utenti, cittadini e operatori; la partecipazione è stata buona e ha permesso un vivace scambio di idee e la condivisione di alcune novità nell’organizzazione dei servizi e nelle modalità di intervento che verranno introdotte nell’ambito dei servizi per la Salute Mentale nei prossimi mesi. (Continua a leggere il report…….. )
9 dicembre 2012