Il seminario sul welfare di comunità

Il seminario organizzato il 9 giugno scorso dalla nostra associazione su “Il welfare di comunità e le reti di aiuto delle famiglie” è la prima azione del progetto “La rete che cura” che, costruito in collaborazione con il del Centro per le famiglie, è stato assegnato a “Insieme a noi” dal Comune di Modena. È stata l’occasione per riflettere con la dr. Nicoli, dell’Agenzia sanitaria e sociale dell’Emilia Romagna, sull’integrazione tra le associazioni di volontariato e i servizi, inquadrata nelle nuove forme di welfare. La d.ssa Nicoli conosce la nostra associazione: contribuì, fin dalla sua nascita, a strutturare i suoi primi passi nel mondo della salute mentale.

Nell’introduzione al seminario Luca traccia lo sviluppo storico di “Insieme a noi”, mettendo in luce i tratti che hanno caratterizzato la sua attività ultraventennale, la collaborazione con i servizi e il riconoscimento della sua funzione da parte di questi. Negli ultimi anni c’è stata una svolta: grazie ad una impegnativa attività di progettazione e ai relativi finanziamenti, l’associazione ha potuto attivare progetti di inclusione sociale più strutturati rispetto ai tradizionali laboratori. L’esperienza di coprogettazione con i servizi di salute mentale, nel frattempo, ha aperto nuove possibilità di collaborazione: l’associazione ha ottenuto nuovi spazi (la Fonte) dove svolgere le proprie attività, ha stipulato con l’Asl e il Comune nuove convenzioni per progetti di inclusione sociale. Questa crescente integrazione con i servizi pone all’associazione l’obbligo di definire il suo ruolo e la sua funzione non solo relativamente alle attività che svolge ma anche rispetto ai servizi. Un primo tratto che ci contraddistingue e che bisogna salvaguardare, dice Luca, è la visione dell’utente: nelle pratiche delle nostre attività gli “utenti della salute mentale” non sono visti e trattati come “utenti” ma come “persone”, “cittadini”, con i quali si costruiscono dei percorsi di socializzazione e di inclusione.

Nel suo intervento la d.ssa Nicoli, ricollegandosi all’introduzione di Luca, ritiene che i rapporti tra il volontariato e le istituzioni sono un nodo cruciale oggi: innanzitutto la persona è, per le istituzioni, utente del servizio, per l’associazione è semplicemente una persona che ha una soggettività, che può dire la sua… Qui si istituisce una diversità sostanziale rispetto  ai servizi dove la persona continua ad essere vista solo nella dimensione della sua malattia, non come un soggetto considerato nella sua integrità, nella sua unicità, nel suo contesto di vita. In questa contrastante esperienza la persona rischia di sentirsi divisa, frammentata..

Un altro aspetto di questo nodo  è il rapporto associazione – istituzione: spesso si vedono come controparte; l’esperienza della coprogettazione, che va diffondendosi sempre più, ha facilitato il superamento di questa visione.

Ci sono poi questioni più sottili che riguardano la pretesa che il sapere professionale, proprio delle istituzioni, sia il sapere, mentre agli altri saperi si riconoscono ruoli secondari e marginali e comunque subalterni. Questa visione, dice la d.ssa Nicoli, oggi non è più attuale perché nella società e nella cultura si va strutturando un sapere per esperienza che chiede alle istituzioni di essere ascoltato, pretende che ci sia un ascolto reciproco.

Anche le associazioni, che vivono di riflesso queste trasformazioni, vanno modificando il loro statuto: non  più  associazioni di utenti e di volontari, ma associazioni di persone che le trasforma in una prima palestra di ascolto reciproco, un luogo di scambio , dove si avviano percorsi di soggettivazione, all’interno e nel contesto della comunità.

Se a questi nodi aggiungiamo il fatto che la crisi dello stato sociale, per la crescente carenza di risorse ma anche per i bisogni che emergono dalle nuove forme di marginalità e di esclusione sociale, rischia di scaricare sulle associazioni parte dei servizi che le istituzioni non riescono ad assicurare, è necessario che le associazioni ripensino e ridefiniscano le loro pratiche e le loro funzioni. È importante che esse individuino e strutturino uno spazio organizzativo nella comunità territoriale, in cui vengano organizzate le risposte ai bisogni.

Anche le istituzioni dovranno assumere una visione organizzativa dello spazio in cui operano, che superi le forme burocratizzate nell’erogazione dei servizi.

E in questi spazi, spazi pubblici, può attivarsi una proficua collaborazione/integrazione di associazioni e istituzioni, senza sovrapposizione, supplenze  o deleghe.

Gli stimoli della d.ssa Nicoli hanno sollecitato l’interesse delle persone che hanno partecipato al seminario. Per la nostra associazione, anche sulla base di questa stimolante visione del welfare di comunità, si tratta di avviare una riflessione che, in questi passaggi cruciali che sta attraversando, orienti la sua azione, sempre più integrata con i servizi territoriali della salute mentale e del welfare.

Giorgio

Informazioni su Insiemeanoimodena

Associazione di volontariato familiari e amici pazienti psichiatrici
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